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C’era una volta…in Basilicata. I luoghi delle fiabe nelle fiabe di basile
Le fiabe di Basile
Tutti noi siamo cresciuti (e ci siamo addormentati!) ascoltando le bellissime fiabe della Bella Addormentata nel Bosco, Hansel e Gretel, Raperonzolo, Cenerentola… ma pochi sanno che queste fiabe vennero scritte per la prima volta dal nobile napoletano Giambattista Basile (1566-1632) nel “Cunto de li cunti”, la raccolta di 50 racconti completata nel 1630 ad Acerenza (PZ), quando lo scrittore prese servizio per il Duca di Acerenza Galeazzo Pinelli.
Nel corso dei suoi viaggi, tra le foreste e i borghi della Lucania e della Campania, raccolse le storie e le leggende popolari e le trascrisse in dialetto meridionale.
Ma se le fiabe di Basile più famose del mondo sono in realtà racconti orali tramandati nel corso degli anni dagli abitanti del posto, proviamo a identificare, grazie all’aiuto del ricercatore Raffaello Glinni, i luoghi dove sono nate.
La storia di Petrosinella
Sapevate ad esempio che la bellissima principessa dalle lunghe chiome, Raperonzolo, era ambientata nel castello di Lagopesole, vicino Melfi? Nel racconto di Basile era chiamata Petrosinella.
Il suo nome deriva sia da prezzemolo, la pianta che coltivava la strega e che la futura mamma della protagonista del racconto aveva rubato per soddisfare una “voglia” (dovuta alla gravidanza) sia da pietra, ed ancora oggi è visibile la statua della donna con le trecce di pietra posta sopra una torre nel castello in attesa dell’amato.
La fiaba venne poi diffusa da Normanni in Sicilia, dove continua ad essere raccontata dai pescatori la storia di Petrosinella chiusa nella torre, dalla cui finestra faceva penzolare le sue magnifiche trecce.
La storia della Bella Addormentata
Il Monte Pollino fa da scenario a quella che è la favola della Bella Addormentata nel Bosco. Ancora oggi la cima della montagna si chiama serra Dolcedorme e Cozzo della Principessa. Si ipotizza che i pastori presero a raccontarla vedendo sulla cima e tra le nebbie i pini Loricati, i cui rami, una volta caduti e persa la corteccia, assomigliano ad esseri umani in riposo.
Aceranza e leggende popolari
Ma è la stessa Acerenza a conservare antichi riferimenti alle leggende popolari che intrecciano ninfe, fontane miracolose, passaggi misteriosi che conducono all’aldilà, e che sono diventati terreno fertile per la fantasia per le fiabe di Basile. Riportiamo infatti un’interessante analisi di Raffaello Glinni (qui potrete leggerla per intero):
La reggia del Re dove vengono narrate la fiabe è chiamata infatti Valle Pilosa, corrispondente ad una zona di Acerenza detta valle della Pila, dove è sita una fontana ancora oggi ritenuta terapeutica, e dove la tradizione popolare colloca da sempre la zona detta “valle del Trono”, poiché ivi esistente una mitica Reggia, con un evidente il riferimento e l’omaggio ai Duchi Pinelli cui venne dedicato il libro. È da dire che la zona è alquanto misteriosa, poiché ivi esistente la grotta dell’Acheron, ritenuta l’ingresso nell’oltre mondo, cui fa riferimento lo scrittore francese Fenelon nel 1800. Il Bradano è quindi mitico fiume che congiungeva il mondo dei vivi con l’oltre mondo, in sostanza un passaggio tra dimensioni , da cui il nome di Acheronte, il traghettatore con l’aldilà.
Gli stessi nomi dei luoghi sono davvero inconsueti, poiché il frutto di una antica unione di termini greci, latini ma anche celtici, come testimoniato proprio dal nome del fiume Bradano, che deriva dai celtico Brix e Dan (tradotto Fiume che viene dall’alto) ma che indica anche il Bradan, il mitico pesce Salmone che risaliva il fiume per morire e rinascere . In tali luoghi era ovvio che il Basile traesse ispirazione per le sue storie.
Seguendo il Fiume Bradano, (alias Acheron) arriviamo a Vaglio di Lucania, l’antica Balium, nome celtico da Bala, che siqnifica roccaforte ma che indica anche il lago delle ninfe dal quale partiva il fiume che congiungeva con l’oltre mondo.
Ed è qui che il Basile colloca la fontana dell’eterna giovinezza e ricchezza, identificata con le acque magiche della Dea Mefitis nella zona detta Braida di Vaglio, con la leggenda della ninfa Egeria trasformata in fonte dal pianto della stessa per il Re Numa, a cui stele originale (Nummelos re dei lucani ) è posta ancora oggi all’interno del locale Museo civico delle Antiche Genti di Lucania.
Il museo della Fiaba
Su iniziativa del Centro Studi Glinni, l’Accademia del Rinascimento di Roma e il Conte Domenico Basile, discendente diretto del poeta ad Acerenza, è nato il Museo della Fiaba, con sede nella centrale Piazza Glinni, dove per altro è in allestimento una sezione dedicata ai “Vestiti delle Favole”. Non resta quindi che addentrarvi nella magia di questi racconti e scoprire mille altri intrecci favolosi!
Le fiabe di Basile, la storia di Hansel e Gretel
Se volete oltre alle fiabe di Basile desiderate conoscere altre fantastiche storie pugliesi e lucane, consultate la sezione del nostro siti, “Miti e leggende“.