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Spigolature: La Stella di Davide nella Incompiuta di Venosa
Se vi capiterà di visitare l’Abbazia di Venosa detta anche incompiuta un’chiesa abbaziale del XII sec. mai conclusa, sicuramente noterete la stella a sei punte incisa nella pietra. Cosa mai vorrà significare la stella ebraica?
Incompiuta: storia di una chiesa mai finita
L’ Abbazia di Venosa e la Stella di Davide mai conclusa è conosciuta con il nome di Incompiuta. Per ampliare lo spazio dedicato al culto, i Benedettini nel XII sec. iniziarono i lavori di costruzione della nuova Chiesa.
I monaci, però, interruppero la costruzione dopo qualche decennio quando furono costretti ad abbandonare il convento. Dell’opera oggi sono visibili le mura esterne e all’interno, nella parte destra, cinque colonne di cui quattro complete di capitello corinzio che vengono fatti risalire al 1160-70 e sono decorati di un doppio giro di foglie ricurve e di caulicoli rifiniti.
Nonostante l’incompiutezza dell’opera, anche per penuria economica, si può intuire una struttura a pianta benedettina di tipo nordico, tendenzialmente a croce latina, con transetto eccedente dotato di abside sul lato orientale e di coro con deambulatorio e cappelle radiali.
L’interno
Camminando all’interno dell’abbazia di Venosa con occhio attento, si notano alcune pietre “lavorate”: su di una c’è un’incisione latina, su di un’altra volti di personaggi, sull’altra ancora la Stella di Davide.
Tutte queste pietre sono testimonianza del fatto che si è cominciato a costruire riciclando pietre che appartenevano ad altri monumenti o tombe. È probabile, quindi, che la pietra incisa con la Stella di Davide provenga da insediamenti ebraici nella città di Venosa, testimoniandone, insieme alle catacombe, la loro presenza in città.
La Stella di Davide: testimonianza ebraica a Venosa
La Stella di Davide scolpita su una pietra interna dell’Incompiuta significa due cose: il riciclo di pietre provenienti da altri monumenti e la testimonianza di un’antica e consistente presenza ebraica a Venosa.
Sulla collina della Maddalena, appena fuori dall’abitato, infatti, ci sono le catacombe ebraiche, scoperte nel 1853 e che oggi costituiscono una risorsa storica che ci mette in contatto con le sepolture e le iconografie del popolo ebraico.
Le catacombe
All’interno delle catacombe dell’abbazia di Venosa è evidente un affresco raffigurante il candelabro a sette braccia, affiancato dal corno, la palma, il cedro, l’anfora d’olio: simboli caratteristici del patrimonio iconografico ebraico.
Le catacombe erano luoghi sotterranei con corridoi, adibiti alla sepoltura dei morti. Le catacombe ebraiche si differenziavano da quelle cristiane perché al loro interno erano vietate le celebrazioni liturgiche a suffragio dei morti.
La celebrazione liturgica
La celebrazione liturgica, infatti, era considerata dalla religione ebraica come una sorta di contatto con i defunti e quindi ritenuta impura.
Ecco perché le catacombe ebraiche erano prive di ipogei, presenti in quelle cristiane per le celebrazioni e riunioni pubbliche.
Le catacombe venosine, note agli studiosi già dal XVI sec., testimoniano la presenza a Venosa tra il IV e IX sec. d.C. di un consistente nucleo ebraico e dallo studio di epigrafi emerge la peculiarità del gruppo ebraico venosino: l’origine è ellenistica e non palestinese o mesopotamica.
Gruppo ebraico venosino
Questo gruppo ellenistico era giunto a Venosa tra la fine del III e gli inizi del IV sec. d.C. in un periodo economicamente florido per la città. Sempre dalla traduzione delle epigrafi, si deduce che gli ebrei erano ben integrati con gli abitanti del posto ed erano proprietari terrieri, commercianti, artigiani e medici; avevano propri sacerdoti e propri templi.
Alcuni, inoltre, erano personaggi ricchi ed influenti e ricoprivano cariche importanti nell’ambito dell’amministrazione cittadina, nonostante fin dal 438 le leggi romane avessero escluso gli ebrei dagli honores.
La presenza ebraica
Della comunità ebraica di Venosa non è stata ritrovata la Sinagoga né ci sono testimonianze sulla sua eventuale collocazione all’interno del tessuto urbano.
La presenza ebraica in città durò fino al IX sec. Da allora non si ebbero più notizie. Secondo l’ipotesi del prof. Colafemmina la comunità ebraica venosina sarebbe la stessa nominata in una donazione del Duca Ruggero al Vescovo di Meli Baldovino. È possibile, quindi, che gli ebrei si siano trasferiti a Melfi, capitale del nascente regno normanno.
Oltre all’abbazia di Venosa: altre bellezze venosine
L’itinerario più suggestivo da compiere tra le strade venosine parte dal Parco Paleolitico: museo di preistoria, unico in Europa, che presenta fossili animali, umani e litici che documentano la presenza dell’homo erectus nel territorio di Venosa.
Da visitare c’è:
- il Parco Archeologico, testimonianza dell’architettura classica: anfiteatro, domus, decumani, terme romane di epoca imperiale, basilica paleocristiana;
- Limitrofa è la Splendida Civitas Venosinorum, testimoniata dall’Incompiuta, accanto alla quale, è da visitare, senza ombra di dubbio, l’Abbazia della S.S. Trinità. Capolavoro dell’architettura benedettina, la successione delle rientranze delle facciate, testimonia il susseguirsi di epoche storiche.
- Internamente sono visibili pilastri affrescati e le tombe di Abelarda e quella di Roberto il Guiscardo con i fratelli. Da qui ci si addentra nel centro storico: un suggestivo viaggio tra citazioni oraziane che segnano le strade e la memoria della città;
- da vedere la casa natale e la piazza dedicata a Quinto Orazio Flacco, la fontana angioina di Messer Oto, il Quartiere San Martino, il Gravattone e la Cattedrale a croce egizia con archi ogivali e imponente arco trionfale.
- Il percorso porta al Castello del Balzo Orsini. La costruzione fu struttura militare con Pirro Del Balzo, convivio artistico con il Principe Carlo Gesualdo, oggi è allestito il Museo Archeologico Nazionale e la Mostra di Preistoria.
Per informazioni circa l’abbazia di Venosa e le visite guidate e le strutture turistiche presenti nella città si può consultare il sito del comune www.comune.venosa.pz.it
Se desiderate scoprire altre interessanti storie legate alle bellezze architettoniche di queste bellissime terre, visitate la sezione “Miti e leggende” del nostro sito.
Maria Sansone