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Mese della memoria a Bari – la mostra fotografica
Mostra fotografica a Bari a cura di Vincenzo Catalano
Non tutti ne sono a conoscenza, la maggior parte della gente lo ignora. La Puglia, che nell’immaginario comune è spesso associata a un paradiso per le vacanze estive, è stata testimone degli orrori perpetrati durante e dopo il secondo conflitto mondiale.
A Bari, una mostra fotografica situata nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele e visitabile fino al 27 di febbraio, ricorda la Shoah e illustra i luoghi pugliesi in cui la storia ha lasciato un marchio indelebile.
Il Campo di Torre Tresca, a Bari, ne è un esempio. Durante la guerra, la struttura venne utilizzata come campo di concentramento militare, ma dopo l’armistizio del 43 venne trasformato dagli alleati in un centro per l’accoglienza di profughi slavi, ma anche di ebrei provenienti dall’area balcanica.
Di quel campo, oggi rimane la testimonianza di una chiesa nella zona dello stadio San Nicola, mentre le altre strutture vennero abbattute negli anni ’60. Sempre a Bari, è da ricordare un’area del cimitero comunale che venne destinata ai profughi ebrei instauratisi nei campi presenti sul territorio del capoluogo pugliese e nel Salento.
A pochi chilometri da Bari, in località Cozze, alla fine del conflitto venne creata una base per permettere l’emigrazione degli ebrei verso la Palestina. Dalla base, di natura clandestina, tra il 45 e il 48 salparono navi con a bordo centinaia di profughi diretti verso Israele. Sempre in provincia di Bari, in località Albero della Croce, frazione di Alberobello, si trova invece un ex istituto agrario che venne utilizzato da campo di internamento. Durante il conflitto, l’ex scuola ospitò ebrei prevalentemente di provenienza tedesca, italiani antifascisti e iugoslavi. Dopo l’armistizio, vi furono rinchiusi ex fascisti prima e donne di paesi dell’est poi.
Anche il Salento, “la terra del mare, del sole e del vento”, come autoctoni e turisti amano definirla, è stata teatro del passaggio dei profughi. Santa Maria al Bagno, Santa Cesaria Terme e Tricase Porto ospitarono, infatti, i campi di ebrei e slavi sia durante che dopo il conflitto. Non sempre il rapporto tra i cittadini salentini e i profughi fu idilliaco. A Santa Cesaria Terme, ad esempio, alcuni membri delle comunità iugoslave ebbero inizialmente un atteggiamento sprezzante nei confronti dei locali in quanto ritenuti corresponsabili dell’invasione fascista nei loro territori e delle conseguenti deportazioni.
Oltre alle strutture, un’altra importante testimonianza è fornita dai graffiti in ebraico lasciati sui muri di alcune strutture a Tricase, a cui si aggingono i ai ricordi indelebili degli anziani che hanno vissuto quei drammatici anni. Un patrimonio importante, dunque, per non dimenticare una storia recente che ha segnato profondamente la storia della regione pugliese.
Valentina Palermo